Fibra ottica e aree bianche. Di cosa stiamo parlando? Vi spieghiamo tutto nel post di oggi. Se ancora non l’avete fatto, iscrivetevi al Canale Telegram di UpGo.
Siamo ormai abituati a considerare l’Italia divisa in zone. Questo meraviglioso Stivale pieno di contraddizioni in cui viviamo, diviso tra Sud e Nord, tra aree rurali e città metropolitane, sbocchi sul mare e regioni montane, conserva e tramanda culture, tradizioni e financo dialetti diversi. Il periodo pandemico ci ha insegnato a sentirci divisi e uniti in zone di colori diverse, a consultare periodicamente siti e schemi che ci consegnano il verdetto su quali sono le possibilità di lavoro, incontro e movimento durante le settimane. Ma altri colori determinano le zone italiane in una gradazione monocromatica, e per la precisazione la suddivisione in aree nere, grigie e bianche.
Stiamo parlando di un altro aspetto della nostra vita, quello delle telecomunicazioni e della possibilità di connetterci alla rete più o meno agevolmente. Ma cosa sono le aree bianche?
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Aree nere, grigie e bianche
Quando si parla di aree bianche, grigie e nere ci si riferisce a una classificazione stabilita dalla Commissione Europea che ha suddiviso il territorio in zone misurando il livello di investimento privato per quanto riguarda l’ultra broadband, ovvero la banda ultralarga. Stiamo parlando della tecnologia che consente una velocità di connessione superiore ai 30Mbit/s, garantita dalla fibra ottica.
Non tutti i territori sono serviti allo stesso modo, e soprattutto non ovunque le aziende investono in ugual misura e con le stesse tempistiche.
In particolar modo la suddivisione determina queste tre zone:
- aree nere: sono le aree in cui è prevista entro tre anni la presenza di almeno due reti a banda larga di diversi operatori
- aree grigie: sono le aree in cui è prevista entro tre anni una sola rete a banda ultralarga
- aree bianche: sono le aree dove addirittura non è previsto nessun tipo di investimento privato per la banda ultralarga per i successivi tre anni.
Quando parliamo di aree, non dobbiamo confonderci con i comuni: infatti ogni comune è suddiviso in diverse aree che a seconda della previsione di investimento è caratterizzato con un colore differente ( anzi un non-colore visto che stiamo ragionando in bianco e nero!). In Italia, ad esempio, ci sono 7.904 comuni e quasi 95mila aree classificate come nere, grigie o bianche.
Cosa si intende per diverse reti a banda ultralarga?
Attenzione, quando nelle aree nere parliamo della presenza di almeno due reti servite da diversi operatori, si intende che ci siano proprio due infrastrutture differenti di rete. Per capire meglio cosa si intende, dobbiamo ripassare un attimo i diversi tipi di fibra. Come ormai sa chiunque abbia stipulato un nuovo contratto di connessione internet studiando e confrontando metodicamente prezzi e servizi, la fibra può arrivare fino a casa (Fiber to the home o FTTH) oppure fino alla cabina più vicina (Fiber to the Cabinet o FTTC), modalità secondo la quale l’ultimo tratto, quello che dalla cabina porta a casa, viaggia sui doppini di rame.
Ma, indipendentemente dall’architettura FTTH o FTTC, in alcuni casi l’accesso è garantito comunque dalla modalità VULA, ovvero Virtual Unbundled Local Access. Nelle aree in cui operatori diversi garantiscono il servizio di Fibra Ottica in modalità VULA, queste non vengono considerate infrastrutture separate.
Facciamola più semplice! La prossima volta che andate a fare una passeggiata col cane o vi recate a fare la spesa, date un’occhiata alle strade del vostro quartiere o della zona in cui abitate.
Se vedete diversi armadietti di forme più o meno grandi, schierati come soldatini uno accanto all’altro, vuol dire che probabilmente ognuno di loro è di un diverso operatore. Troverete l’armadio per la FTTC di TIM, certamente, ma anche di Fastweb e Vodafone per esempio. Bene, fate un bel sorriso perché vuol dire che siete in un’area nera! Che al contrario del nome nefasto vuol dire che potete essere super connessi! Urrà!
VULA, SLU e NGA
Dopo averla spiegata in maniera un po’ facilona, proviamo a raccontare cosa sono queste tre sigle VULA, SLU e NGA in maniera comprensibile.
Partiamo dall’inizio. Con la fibra i dati corrono lungo la luce riflessa nel vetro purissimo all’interno del cavo, per raggiungere il nostro router. Cosa succede quando arriva sotto casa nostra? Ci sono diverse modalità che gli operatori hanno per accedere alla rete dell’incumben.
L’incombente è l’operatore dominante, ovvero quello che possiede la maggior parte delle infrastrutture in un Paese, nel nostro caso, l’incumbent è TIM. TIM è il figlio legittimo dell’ex operatore monopolista in Italia, la Telecom ( prima SIP), che è proprietaria delle centrali telefoniche e dei doppini, la rete in rame che raggiunge praticamente tutte le abitazioni in Italia. È quello che viene in gergo chiamato l’ultimo miglio, ovvero quell’ultimo pezzetto di strada che i dati devono fare per raggiungere il tuo salotto. In ambito FTTC e FTTH entrano in gioco il Vula, il SLU e l’NGA. Cosa rappresentano queste sigle?
- VULA (Virtual Unbundled Local Access). Nel caso del VULA l’operatore affitta la tratta che va dalla centrale (OLT ovvero Optical Line Terminal) all’abitazione del cliente sia in ambito FTTC che FTTH ( Fibra alla cabina o a casa). Ogni operatore ha un kit VULA con cui viene consegnato il traffico generato dai clienti. In pratica l’Operatore alternativo, chiamano OLO, si affida completamente a TIM lungo la rete di accesso. Gli operatori in VULA in Italia sono Vodafone, Tiscali, Fastweb e WindTre, che, come potete capire se avete letto la spiegazione precedente, hanno una prestazione identica a quella di TIM. L’unico problema che può insorgere è la saturazione.
- SLU (Sub-Loop Unbundling) In questo caso, l’operatore affitta non tutta la tratta, ma solo l’ultimo miglio, ovvero quel pezzetto di rame che va dall’armadio TIM fino alla casa dell’utente. IN questo caso l’operatore alternativo installa un altro armadietto in strada, indipendente, mentre dall’armadio dell’incumbent ( nel nostro caso della TIM) partono i doppini in rame che arrivano al nostro router. Gli operatori che usano questo tipo di infrastruttura sono Fastweb e Vodafone, ma solo in un numero limitato di comuni.
Veniamo a noi: all’utente conviene la SLU rispetto al VULA? In linea di massima non ci sono benefici maggiori per il cliente, ma solo per l’operatore, anche se non essendoci profili di velocità bloccati si possono raggiungere perfomance più alte in upload.
- NGA (Next Generation Access). Con un accesso NGA, l’operatore può offrire ai suoi utenti delle linee sia FTTC che FTTH senza essere presente nelle centrali TIM locali. Vediamo come funziona: la connessione del cliente è gestita da TIM, mentre l’operatore raccoglie il traffico in un’area o in una macroarea ( che può essere anche una provincia o un’intera regione). Ovviamente per l’operatore questo procedimento è più costoso, perché deve “affittare” all’incumbent tutto il passaggio sulla sua rete, inoltre è più alto il rischio di raccolta. Vi siete mai chiesti perché quando avete un guasto l’omino o la donnina che vengono a casa vostra a verificare hanno la tuta rossa della TIM? Ecco la risposta. L’operatore non ha il controllo e qualsiasi risoluzione dei guasti deve passare per l’”incombente” TIM.
Perché esistono aree bianche?
Torniamo alle aree bianche. Come abbiamo visto sono definite aree bianche quelle zone dello Stivale in cui gli operatori non investono in nessun tipo di servizio a Banda ultralarga, e non solo: non hanno alcun interesse a farlo almeno nel breve periodo, forse perché il numero dei potenziali utenti non giustificherebbe il costo delle infrastrutture . In queste zone il servizio deve essere quindi sopperito da investimenti statali e comunitari per garantire infrastrutture e servizi per la popolazione.
Abbiamo già parlato diverse volte di come la domanda di una connessione veloce e affidabile sia sempre più forte, e la necessità più urgente. Se pensiamo soltanto alla necessità di lavoro e didattica a distanza ci rendiamo conto come una connessione adeguata garantisca dei diritti sanciti dalla Costituzione ( diritto al lavoro e all’istruzione). Ma c’è anche il tempo libero ( pensiamo a tutto il tempo che trascorriamo sul divano con le tv in streaming), la sanità e i servizi pubblici ( oramai tutto viaggia attraverso la rete) e tutta una serie di motivi che rendono necessario una connessione che non regga più soltanto l’upload, ma il download ( anche solo le videoconferenze o le video chiamate con amici e parenti lontani).
È per questo che a livello europeo già da tempo si è reso necessario identificare diverse aree con diversi colori per poter valutare la possibilità di un intervento da parte dello Stato o delle Regioni, anche usando i famosi fondi strutturali europei. Nel nostro Paese il compito di classificare le aree spetta a Infratel, un’azienda controllata dal Ministero dello Sviluppo Economico che ha come scopo quello proprio di incentivare lo sviluppo delle reti per accedere a Internet. Tramite la mappatura delle aree gli operatori possono rispondere dichiarando cosa vogliono fare per coprire le aree meno servite in un determinato periodo di tempo che, come abbiamo già detto, è quantificato in tre anni.
In Italia sono stati individuati tre cluster. Strano pensare come zone colorate e cluster richiamino ad altre problematiche che oramai hanno segnato non solo il nostro Paese ma l’intero Pianeta, ma qui torniamo a parlare di rete internet. I cluster identificano un insieme di aree: Cluster A: tutte le aree nere. Cluster B: Tutte le aree grigie. Cluster C e D: tutte le aree bianche. La differenza tra Cluster C e D è determinata dall’intervento pubblico: nel Cluster C è limitato al 70% totale degli investimenti, mentre nel D è senza limiti. Ma quali sono gli interventi pubblici previsti?
Leggi anche: fibra ottica, che cos’è? e cosa significa banda larga
BUL, fondi strutturali europei e aree bianche
Per garantire la copertura di tutte le aree bianche il Governo ha a disposizione il piano BUL, ovvero la Strategia nazionale per la banda ultralarga. Questo piano prevede di realizzare una rete in fibra ottica di proprietà pubblica, data in concessione a Open Fiber per venti anni, in modo da raggiungere tutte le abitazioni.
Di proprietà inizialmente intera dell’Enel, Open Fiber è la società nata nel 2015 ( lo stesso anno del Piano BUL del governo Renzi) ora in joint venture con Cdp Equity ( del gruppo italiano Cassa Depositi e Prestiti). Open Fiber non lavora direttamente con l’utente, ma opera nel mercato all’ingrosso mettendo a disposizione la sua infrastruttura ai partner interessati. Open Fiber lavora sia nei cluster A e B che col piano BUL in quelli C e D sia tramite fibra che tramite opzioni alternative di cui parleremo in seguito ( FWA). I lavori è previsto che siano completati entro il 2023.
Il Piano BUL prevede investimenti anche nelle aree grigie (chiamate a Fallimento tecnlogico) e nelle scuole, che hanno sempre più necessità di una rete performante. Infine il piano BUL prevede dei buoni economici per le famiglie e le imprese che ne fanno richiesta al fine di ottenere una connessione, se rispettano determinati requisiti. Sul sito dedicato del Ministero dello Sviluppo Economico è possibile monitorare lo stato dell’indirizzo interessato con cantieri in corso, progetti, novità per aree bianche e scuole.
I Fondi strutturali Europei sono invece uno strumento di investimento, erogato dall’Unione Europea, destinato alle regioni dei Paesi membri per lo sviluppo soprattutto delle aree più svantaggiate. In quest’ottica, i fondi europei sono destinati anche all’abbattimento del Gap tra aree più connesse e aree svantaggiate. La democrazia e la parità dei diritti oramai corre lungo la rete, e avere una connessione può determinare la differenza tra un’area alfabetizzata e un’area fortemente svantaggiata a livello di istruzione, ma come già detto, anche di possibilità lavorative.
Il problema sempre acceso sui Fondi Europei è che questi devono essere impegnati entro un certo lasso di tempo, per cui alcuni ritardi su autorizzazioni legate a fastidi di tipo burocratico possono far sì che lo svolgimento dei lavori si prolunghi oltre il tempo di assegnazione, mettendo le Regioni nell’impossibilità di rendicontare le spese e di conseguenza perdere l’accesso ai fondi.
Certamente appare ovvio che una politica economica e di investimento sulle infrastrutture per consentire a tutta la popolazione di potersi connettere è oramai una questione di parità di diritti, che si tratti di FTTC, FTTH; o di FWA, ovvero radiocollegamenti per le zone rurali e impervie o le case sparse.
Ma oltre alle aree bianche è fondamentale investire su quelle grigie dove si concentrano il maggior numero di imprese, in un continuo sforzo e bilanciamento di energie tra pubblico e privato sia nelle utenze che nelle proposte di servizi, al fine di garantire una sempre maggiore rinnovazione del nostro Paese, ricco di menti e idee brillanti spesso costrette alla fuga.