Stiamo spesso affrontando la questione degli aumenti nelle offerte telefoniche di TIM e WindTre, e infatti sono mesi che assistiamo a continue comunicazioni che arrivano agli utenti con messaggi che anticipano rimodulazioni quindi costi più alti. Come se non bastasse la clausola contrattuale che lega il prezzo di una tariffa telefonica al tasso di inflazione è divenuta realtà e dal 2024 entrerà effettivamente in vigore, almeno per quanto riguarda TIM e WindTre.
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Come funzionano le tariffe legate all’inflazione
Lo abbiamo spiegato in qualche articolo precedente, ma lo ripetiamo brevemente per chi se lo fosse perso. La cosa non è immediata, anche perché saranno dati che varieranno nel tempo (ed è forse questa la cosa peggiore), sulla base di periodici rilievi che farà l’ISTAT.
Banalmente possiamo dire che una tariffa legata all’inflazione avrà il suo prezzo aumentato quando cresce il tasso di inflazione.
Per quanto riguarda TIM il prezzo mensile aumenterà annualmente della percentuale pari a quella dell’inflazione (non tenendo conto di valori negativi) più un coefficiente del 3,5% fino ad un incremento complessivo non superiore al 10%. Questo vuol dire che l’aumento è certo (anche se non c’è inflazione) ma non potrà superare il 10% su base annua.
WindTre invece si comporterà in maniera differente. Se l’inflazione aumenta nel mese di ottobre dell’anno precedente, i prezzi aumenteranno entro il primo trimestre dell’anno con un importo percentuale pari alla variazione rilevata o comunque pari almeno al 5%.
Il parere della Commissione Europea
Nonostante alcune opposizioni da parte di varie associazioni dei consumatori e addirittura un’interrogazione presentata alla Commissione Europea, di fatto l’inserimento di questa clausola, chiamata anche clausola ISTAT, non si è rivelata una pratica scorretta, per questo l’Unione Europea si è espressa confermando la piena legittimità delle modifiche contrattuali fatte da TIM e WindTre. Questo significa che tutti gli operatori potranno aumentare le tariffe sia per la rete mobile sia per quella fissa in base all’inflazione.
Dopo l’interrogazione dell’europarlamentare Denis Nesci, la Commissione Europea ha chiaramente stabilito che non sussiste alcun tipo di problema relativo alla clausola contrattuale poiché risulta “equa e trasparente”. I diritti dei consumatori non sono stati in alcun modo violati poiché se opportunamente comunicato, un gestore può variare l’iniziale prezzo concordato a patto che sia data a tutti gli utenti la possibilità di esercitare il diritto di recesso dal contratto in modo semplice, senza problemi e ovviamente senza alcun costo o penale.
Ricordiamo che al momento TIM e WindTre sono gli unici gestori italiani che hanno deciso di legare i prezzi delle proprie offerte all’inflazione, ma lo stanno facendo seguendo il protocollo.
Ad esempio WindTre ha comunicato a tutti gli utenti interessati attraverso un SMS le modifiche unilaterali del contratto, evidenziando chiaramente la possibilità di esercitare il diritto di recesso entro 60 giorni dal ricevimento del messaggio informativo.
Insomma questa è una cosa che può far storcere il naso, ma si sta svolgendo tutto nel pieno della legalità. Quindi se vi state trovando in questa situazione sta a voi attivarvi, richiedere il recesso e cambiare operatore.
Fateci sapere nel box dei commenti cosa ne pensate e se siete tra quegli utenti coinvolti in questa storia.