Tim e Vodafone sono i due storici operatori di telefonia italiani, con anni di competizione alle spalle. Ma qual è la loro storia e come si differenziano l’uno dall’altro? Iniziamo con TIM, acronimo di Telecom Italia Mobile. TIM nasce per gestire l’offerta mobile Telecom Italia, ed esordisce nel 1995, in piena epoca dei telefonini. Tuttavia, la storia di TIM va ben oltre, con radici che affondano nel passato. Passiamo adesso a Vodafone, un’altra compagnia storica con una lunga storia alle spalle. Entrambe le società hanno una lunga tradizione di agguerrita competizione, ma recentemente si sono dovute scontrate con nuovi operatori super competitivi lato prezzo.
In questo lungo post di UpGo, andiamo a vedere le principali differenze tra Tim e Vodafone e ripercorriamo la storia dei due marchi.
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Le origini di TIM: la SIP e la Telecom
Dobbiamo tornare indietro in un mondo in bianco e nero, e più precisamente nel 1924, l’anno di nascita della Stipel, la Società Telefonica Interregionale Piemontese e Lombarda. Anche qui, non ci vuole un genio per capirlo, l’acronimo ci racconta che inizialmente la compagnia operava esclusivamente nelle regioni citate (più la Valle d’Aosta).
Facciamo un balzo in avanti e atterriamo nel 1964, quando la Stipel si unisce alle altre società presenti sul territorio italiano ( TELVE, TETI, TIMO, SET) per trasformarsi in SIP.
La SIP in effetti già esisteva, come Società Idroelettrica Piemontese. Anche qui il nome ci viene in aiuto e ci suggerisce che il suo campo di azione non erano le telecomunicazioni… Cosa è successo allora? Perché la SIP inizia a occuparsi di telefoni? Molto semplice: nel 1962 in Italia assistiamo alla nazionalizzazione delle imprese elettriche. La SIP e le altre compagnie furono costrette a cedere gli impianti, ma ebbero in cambio un bel po’ di quattrini, che furono investiti in questa nuova avventura.
La Sip nasce con più di 4 milioni di abbonati, 5.530.000 apparecchi telefonici in servizio e ben 27.600 telefoni pubblici, a cui se ne aggiunsero altri 30.000 negli anni ’70.
È l’epoca dei telefoni grigi, dei cartelli gialli e neri che si stagliavano fuori dai bar per indicare il telefono pubblico, ma anche delle cabine telefoniche, dei portamonete pieni di gettoni, delle telefonate furtive per strada, degli apparecchi col disco rotante, a volte bloccato con un lucchetto da genitori furibondi che si vedevano arrivare bollette salate…
Negli anni ’70 avvengono molte trasformazioni: nel 1973 si inizia a sperimentare un servizio di telefonia radiomobile; nel 1976 arriva la prima scheda telefonica a banda magnetica per sostituire i pesanti gettoni telefonici; nel 1979 a Roma vengono posati i primi 16 chilometri di fibra ottica.
È negli anni ’80 che avvengono una seria di complesse operazioni finanziarie che porteranno alla nascita di TIM, che vedono protagonista la STET ( Società Finanziaria Telefonica S.P.A.), che arriva a detenere l’82% di SIP.
Si inizia a respirare la liberalizzazione del settore. Chi era giovane e aveva la possibilità di fare il classico viaggio a Londra, in quegli anni ricorderà che c’erano già diverse compagnie che proponevano pacchetti e promozioni per ogni occasione: San Valentino, Natale, Festività estive…
Sembrava quasi avveniristico pensare che in Italia ci potesse essere qualcosa al di là della SIP, come fosse una presenza imprescindibile nelle nostre vite.
Dobbiamo aspettare però il 1994 per salutare la nascita ufficiale di Telecom Italia, quando la vecchia SIP si fonde con altre società che operavano nel settore delle telecomunicazioni. L’anno successivo, una parziale scissione porta alla comparsa di TIM, Telecom Italia Mobile.
Il marchio TIM
La storia del Marchio TIM ripercorre passo passo quello che vi abbiamo appena raccontato. Per diversi anni siamo stati abituati a un pittogramma che ha accompagnato i diversi passaggi: infatti sin dal 1983, partendo dalla SIP, per passare alla Telecom fino alla TIM, la sigla era accompagnata da un un tetragramma rosso ondulato a rappresentare la comunicazione e la tecnologia, proiettata verso il futuro.
È stato con l’avvento del digitale che le onde sono state considerate obsolete, e nel 2016 la TIM si è presentata al mondo con un marchio rinnovato, in cui le linee ondulate si sintetizzano in tre semplici linee orizzontali rosse, di cui le due inferiori sono spezzate in modo da creare un effetto optical che richiami la lettera T, iniziale della compagnia.
In molti hanno notato che il marchio richiama il trigramma de I CHING, il Libro dei Mutamenti cinese, e in particolar modo quello che rappresenta “Il Monte”. Anche la semplicità del marchio, rosso su sfondo bianco, ha sicuramente qualcosa di Zen… che non ha risparmiato però alcune polemiche sul nuovo marchio, considerato identico ( o quasi ) a quello di un Calendar Widget per IOS.
La liberalizzazione della telefonia e la nascita di Omnitel
Come abbiamo visto fino all’inizio degli anni ’90 la telefonia in Italia era gestita in maniera monopolistica, al contrario di altri Paesi Europei. Fu proprio l’Antitrust europeo a intervenire per la liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni nel nostro Paese.
Come spesso accade raccontando le storie italiane degli ultimi decenni, questa svolta vide come protagonisti più o meno i soliti personaggi: in questo caso vediamo da una parte Carlo de Benedetto, amministratore delegato della Olivetti con la sua Omnitel, dall’altra la magnifica coppia Berlusconi-Agnelli. Grazie a un accordo tra Omnitel Sistemi RadioCellulari e il consorzio Pronto Italia s.p.a, che decidono di unirsi, nasce la Omnitel Pronto s.p.a che sbaraglia l’illustre concorrenza nella gara per l’assegnazione della licenza di secondo gestore.
Solo nel 1995 però fu possibile lanciare il gestore che in meno di un anno vede la rete GSM coprire il 60% del territorio italiano e l’85% della popolazione.
La Omnitel diventa dunque ben presto un avversario temibile. Per capire come si passa da Omnitel a Vodafone, dobbiamo ripercorrere una complessa storia finanziaria che vede prima la vendita di quote della compagnia alla tedesca Mannesmann, poi la vendita di Olivetti delle sue quote per accaparrarsi la rivale Telecom, nel periodo della sua privatizzazione, iniziata nel 1997 sotto il governo Prodi.
Arriviamo al 2000, l’anno della svolta, in cui la compagnia inglese Vodafone acquisisce prima la Mannesmann, passaggio che porta alla nascita nel 2001 del marchio Omnitel Vodafone. Da cui il marchio ricambia gradualmente con un giochino di scambio nomi ed ellissi.
Omnitel-Vodafone del 2001, Vodafone-Omnitel nell’anno successivo e infine, nel 2003, molto semplicemente Vodafone.
Il marchio e la comunicazione Vodafone
Come è giusto che sia, tutti questi passaggi sono stati accompagnati da altrettanti marchi. Il tratto distintivo del marchio Omnitel erano i colori verde e nero. Ricordiamo che stiamo parlando di un’epoca in cui circolavano le famose schede telefoniche, le ricaricabili da grattare con una moneta per scoprire il codice che avrebbe magicamente rifornito il nostro telefonino di un nuovo credito: i colori delle compagnie telefoniche erano più importanti che mai.
Omnitel portò nei nostri portafogli, negli spot televisivi e nei mastodontici cartelloni 6 metri per 3 un’altra imponente visione: la bellissima modella australiana Megan Gale, testimonial della compagnia. I colori verdi e nero della compagnia si riflettevano in quelli della bellissima attrice, mora con gli occhi verdi, opportunamente abbigliata con la stessa palette.
Non possiamo proprio non soffermarci sugli spot con Megan Gale, la ragazza che ha fatto perdere la testa ( con una battuta da caserma diciamo anche la vista) a centinaia di migliaia di ragazzi alla fine degli anni ’90.
Gli spot, a rivederli oggi, ci riportano a una comunicazione piuttosto sessista, in cui si vendevano sim card a suon di primi piani sulle poppe. Senza voler essere moralisti, è quasi esilarante ripercorrere quel tipo di immagini. Megan si trovava sempre in qualche situazione incredibile: in una prima spy story se la cavava mostrando la scollatura a uno sprovveduto poliziotto che alla fine saluta mostrandogli il dito medio. Andando avanti negli spot la vediamo scalare a mani nude i 184 metri dello Space Needle di Seattle, tuffarsi da una scogliera la cui altezza farebbe ravvibridire gli sherpa, sfrecciare coi suoi rollerblade sulla copertura in titanio del Guggenheim Museum di Bilbao, intrufolarsi alle Olimpiadi vincendo (ovviamente) una staffetta alla faccia dei poveri atleti, sbancare il casinò di Venezia dopo essere andata a sbattere su Alain Delon.
Con l’avvicendarsi delle operazioni di cui abbiamo parlato, il marchio Omnitel è stato prima affiancato, poi sostituito da quello Vodafone. E qui si apre un altro capitolone!
Vodafone è contraddistinto dal colore rosso, e dal simbolo dello speechmark, della virgoletta per intenderci. Questa virgola rossa ha però scatenato gli utenti, che l’hanno interpretata in vario modo: da chi ci vede il simbolo del Ku Kux Klan, a chi lo interpreta in maniera satanista, dal momento che la virgoletta si ripete tre volte come un 666… detto questo, la comunicazione cambia radicalmente, e al posto del bellissimo decoltè di Megan Gale gli spot sono popolati da orsi parlanti e pinguini cantanti (con la voce del genio Elio), con buona pace dei maschietti.
Se la comunicazione Omnitel era fortemente rivolta ai giovani, grazie anche ad alcune tariffe a loro dedicate ( come You&me, che consentiva di parlare gratuitamente col proprio numero preferito), Vodafone si rivolge a tutti, e si caratterizza anche per una vocazione sociale.
Nel 2002 nasce infatti la Fondazione Vodafone Italia, che realizza progetti di solidarietà.
TIM e Vodafone negli anni duemila
Siamo arrivati dunque nel nuovo millennio.
Da questo momento in poi tutto avviene così velocemente che ogni passaggio sembra portarci in una nuova epoca, in cui quella precedente sembra preistoria.
La TIM sembra in prima linea, lanciando nel 2002, in anticipo sulle altre aziende europee, gli MMS, i primissimi video messaggi via cellulare.
Ma in pochissimo tempo tutto cresce. Gli standard di telefonia mobile si evolvono, passando dal GSM/GPRS all’UMTS fino ad arrivare all’HSPA e l’LTE. Iniziano a diffondersi i primi smartphone, tra cui il famoso BlackBerry (soprannominato negli USA “CrackBerry” perchè creava dipendenza).
Se Google era già nata nel 1998, negli anni 2000 nascono tutti i social più importanti: nel 2004 Facebook ( che arriverà in italia nel 2008), nel 2005 You Tube, nel 2006 Twitter.
Nel 2007 Apple mette in vendita il primo IPhone, con la tecnologia multi-touch e pinch to zoom, che fino a quel momento avevamo visto solo come un qualcosa di fantascientifico tra le mani di Tom Cruise di fronte allo schermo gigante nel film Minority Report.
Prende meglio Tim o Vodafone?
Tim e Vodafone, aziende leader in Italia, si contendono gli utenti, portando avanti la guerra delle tariffe. La domanda più diffusa tra i ragazzi non è più “vuoi più bene al papà o alla mamma?” ma “prende più Tim o Vodafone?”.
Nel 2006 Tim e Telecom Italia introducono la tariffa di convergenza, permettendo di associare la carta sim con il numero di rete fissa. Nello stesso anno Vodafone Italia lancia il suo primo cellulare, prodotto in collaborazione con Huawei.
Il campo di azione si trasferisce dai minuti di conversazione e numero di sms ai giga. La tecnologia Voip (Voice over IP ovvero”Voce tramite protocollo Internet”) permette di risparmiare parlando tramite internet rivoluzionando il sistema delle comunicazioni.
TIM e Vodafone oggi
La pandemia di Covid-19 del 2020 e il conseguente lockdown hanno ulteriormente cambiato il nostro modo di comunicare. Adesso, oltre a utilizzare Skype, WhatsApp, Zoom, molte altre piattaforme consentono di chiamare, inviare messaggi, condividere file e videochiamare senza dover utilizzare la rete fissa.
Con l’incremento dell’utilizzo delle piattaforme online, molti utenti hanno smesso di utilizzare il cordless, e nuove compagnie sono comparse sul mercato dall’inizio della pandemia. Tra queste, Iliad ha raggiunto un grande successo, moltiplicando rapidamente il numero di proprio utenti grazie a tariffe convenienti e trasparenti.
Tim e Vodafone, storicamente concorrenti, hanno adottato comportamenti abbastanza simili per competere con Iliad, lanciando offerte a basso.
Ora il campo di battaglia si è spostato sulle torri.
La tecnologia 5G è infatti un piatto troppo appetitoso per farselo sfuggire, e le rivali TIM e Vodafone hanno creato insieme la più grande Tower Company italiana, condividendo le proprie infrastrutture.
Quelli che un tempo erano nemici acerrimi, di fronte a nuovi impavidi concorrenti francesi, sono costretti a fare la pace o perlomeno a siglare una tregua. Dopo anni di confronti accesi, Tim e Vodafone sono oggi più vicine anche grazie a comuni investimenti sul fronte rete. La domanda se prende meglio Tim o Vodafone, con il 5G non avrà più alcun senso visto che entrambi gli incumbent storici hanno messo insieme risorse e antenne.
La copertura di Tim e Vodafone sarà sempre di più la stessa perché la parola chiave oggi, rispetto al passato, è creare sinergia e ridurre i costi. Per qualcuno, anche a costo di rinunciare ad un po’ di sana pressione competitiva. Il pepe che ha caratterizzato questi decenni di infuocata competizione.
Secondo voi, meglio Tim o meglio Vodafone? Avete avuto esperienze con uno di questi due colossi? E voi da che parte stavate, per chi tifavate?