Tante volte ci siamo occupati della storia di Telegram, di come è nato, delle vicissitudini affrontate dal suo fondatore, Pavel Durov, e di come negli anni sia diventata l’app di messaggistica istantanea preferita da molti utenti. Noi la usiamo quotidianamente per il nostro lavoro e siamo sicuramente tra i suoi fan. Il suo successo è dovuto al fatto che combina le funzionalità di un social network con quelle di un’app per inviare e ricevere messaggi e vari tipi di file, il tutto con un alto livello di sicurezza. Spesso associata a pratiche al limite della legalità, in Montana, uno degli stati più grandi degli USA, Telegram è stata bandita insieme ad altre applicazioni. Vediamo qualche dettaglio in più. Se ti piace Telegram unisciti al Canale Telegram che parla solo di Telegram…
Dalle app “cinesi” a quella “russa”
Il divieto all’uso di Telegram segue quello imposto dal governatore del Montana, Greg Gianforte, che ha indicato in TikTok, WeChat e Temu delle applicazioni “legate a nemici stranieri”. Insieme alle già citate app di proprietà di aziende cinesi, sono state bandite anche l’editor video CapCut e Lemon8 di ByteDance (che possiede anche TikTok).
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Secondo quanto riportato da The Verge, rivista online specializzata in tecnologia e cultura, anche se Telegram non ha nulla a che fare con la Cina, Gianforte ha affermato che l’app è stata fondata in Russia (altro storico nemico degli USA) e che il governo russo la usi per “monitorare gli utenti e ottenere informazioni personali, sensibili e riservate”.
Forse il governatore del Montana dovrebbe informarsi meglio. La sede di Telegram dal 2017 è a Dubai e i rapporti tra Durov e la sua madrepatria non sono dei migliori. Il fondatore di Telegram è dovuto letteralmente fuggire dalla Russia per non aver ceduto dei dati della sua precedente società alla FSB (Servizio Federale per la Sicurezza della Federazione Russa). Insomma, con questi trascorsi, dubitiamo fortemente che Telegram fornisca dati sensibili degli utenti del Montana a Putin!
Quando il divieto diventerà effettivo
La nuova politica del Montana entrerà in vigore il 1° giugno. L’elenco dei dispositivi che non possono avere le app include “tutti i cellulari, laptop, tablet, computer desktop e altri dispositivi che si connettono a Internet” per usi pubblici. Il divieto si applica non solo ai dipendenti governativi, ma anche a “qualsiasi azienda terza che svolge attività per conto dello Stato del Montana”.
Non è la prima volta che Telegram subisce un ban. Lo scorso aprile un tribunale brasiliano ha ordinato la sospensione di Telegram perché l’azienda non ha collaborato alla risoluzione di un caso. Al momento, sembra che gli utenti brasiliani possano accedere all’applicazione solo utilizzando una VPN.
Vedremo quale sarà la risposta di Telegram al ban del Montana e se questo divieto si estenderà anche ad altri Stati americani.