La scorsa estate avevamo espresso i nostri timori riguardo questa tematica in più di un’occasione. Senza essere dei veggenti, analizzando le scelte commerciali di alcuni brand in altri mercati europei, abbiamo con largo anticipo previsto ciò che si sta verificando anche nel nostro Paese, ovvero l’allineamento dei prezzi delle tariffe telefoniche sulla base dell’indice di inflazione. C’è già chi si agita chiedendo tramite le associazioni di consumatori un intervento dell’AGCOM, ma sta di fatto che il rapporto tra telefonia e inflazione è ormai una realtà. Cerchiamo quindi di spiegare con parole semplici ciò che sta accadendo.
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L’inflazione colpisce la telefonia
Ebbene ci sono in vista cattive notizie per molti utenti, perché l’inflazione è arrivata dunque anche a colpire il settore telefonia.
Guardando agli operatori che operano in Italia (Vodafone Spagna ha anticipato tutti) TIM ha dichiarato che entro la fine di quest’anno (o al massimo durante i primi mesi del 2023) lancerà delle tariffe indicizzate all’inflazione sia per la telefonia mobile che per quella fissa. Stessa storia per WindTre che invece non ha voluto perdere tempo è ha già aggiornato il proprio listino con tariffe che prevedono una clausola per l’adeguamento automatico del prezzo all’indice di inflazione. Ma in poche parole: come funzionano queste nuove tipologie di tariffe?
Al momento TIM è stata piuttosto vaga nelle sue dichiarazioni, presentando quello che ha semplicemente chiamato “meccanismo allineamento tariffe/inflazione”, ovvero l’inserimento di una clausola nei contratti che consente al gestore di cambiare i prezzi in base a come e quanto cambia l’inflazione, il tutto in modo completamente automatico senza alcuna tutela (prevista invece fino ad ora in caso di un cambio unilaterale del contratto).
Un po’ più dettagliate le informazioni rilasciate da WindTre (anche perché la modifica sembra già essere stata messa in atto). Ad esempio nei dettagli delle offerte fibra è comparsa la voce “adeguamenti” che spiega come avviene l’adattamento dei prezzi al tasso di inflazione. Nelle offerte della telefonia mobile invece la nuova dicitura viene chiamata “clausola Istat”.
Riassumendo al massimo le offerte indicizzate all’inflazione proposte da WindTre presentano queste caratteristiche:
- il costo mensile di un piano tariffario indicizzato si allinea ogni anno in base all’andamento dell’inflazione;
- si fa riferimento all’indice nazionale dei prezzi al consumo FOI dell’ISTAT;
- gli aumenti previsti sono pari ad almeno il +5% su base annua ed entrerà in vigore da gennaio 2024;
- gli adeguamenti all’inflazione non sono delle rimodulazioni;
- per offerte già attive non è prevista l’applicazione dell’adeguamento all’inflazione, tranne se l’operatore effettua una modifica unilaterale del contratto (in questo caso l’utente può esercitare il diritto di recesso senza penali).
Sempre stando ai comunicati ufficiali gli aumenti faranno riferimento alle rilevazioni effettuate da parte dell’ISTAT durante il mese di ottobre ed entreranno in vigore durante il primo trimestre del nuovo anno. Questo significa che per le nuove offerte attivate in questo periodo il primo allineamento arriverà almeno entro la fine di gennaio 2024 (almeno per quanto riguarda la telefonia mobile).
Lanciandoci in un esempio pratico, se i rilievi mostrano un tasso dell’inflazione del 6 % automaticamente l’utente pagherà un sovrapprezzo del 6% sulla propria tariffa.
Per la fibra ottica invece ci sarà una nuova offerta non soggetta a variazioni (per 24 mesi) ma con un costo maggiorato rispetto alla tariffa standard (9 euro in più al mese). Comunque questa offerta prevede ugualmente l’adeguamento all’inflazione dopo i primi due anni, proprio a sottolineare le nuove politiche del gestore.
Sia Tim che WindTre precisano che questo adeguamento all’inflazione non è una rimodulazione, ma una vera e propria sezione del contratto che l’utente sottoscrive con l’operatore.
Infine precisiamo che, almeno per quanto riguarda WindTre, queste nuove modifiche non sono retroattive, questo vuol dire che le offerte già attive non subiranno questi allineamenti all’inflazione. Se l’operatore vorrà inserire questa clausola dovrà per forza di cose effettuare una modifica unilaterale del contratto, ed in questo caso l’utente potrà esercitare il diritto di recesso.
E Iliad?
Non appena in Italia sono arrivate le prime indiscrezioni riguardo l’indicizzazione all’inflazione, Iliad ha preso una posizione ben precisa, ovvero un no fermo a queste pratiche. Per l’AD Benedetto Levi, le offerte di Iliad rimarranno le stesse e “per sempre. La politica di Iliad rimarrà quella di sempre, prendendo le distanze dalle scelte che stanno facendo molti operatori. E anzi, continua Levi, per questi gestori l’indicizzazione all’inflazione esiste già da tempo, solamente aveva un altro nome, ovvero “modifiche unilaterali del contratto”, cosa che Iliad non ha mai utilizzato e mai lo farà.
Ora tocca a voi. Che ne pensate di questa situazione? Aspettiamo i vostri commenti.