Torniamo a parlare della situazione che riguarda lo scorporo della rete WindTre. Anche se i vertici dell’azienda hanno già deciso di procedere con l’operazione, e se in molti credono che il futuro delle aziende telco sarà possibile solo separando rete e servizi, i sindacati dicono no alla creazione di due aziende, perché come già successo, dietro queste procedure si nascondono sempre tagli al personale.
Vi ricordiamo che per ricevere i nostri contenuti il modo migliore è quello di entrare a far parte della community di UpGo. Abbiamo vari canali Telegram tematici e una newsletter. Trovate tutte le informazioni a questa pagina.
Perché lo scorporo della rete?
Lo abbiamo detto già in qualche post precedente. Da ormai qualche tempo WindTre (e non solo lui) è alle prese con una guerra dei prezzi che gradualmente sta erodendo i margini di guadagno, nel momento in cui occorre investire per il passaggio al 5G. L’accordo con il fondo svedese EQT è già stato siglato e lo scenario lascia presagire due nuove società. Nella NetCo, la nuova realtà che nascerebbe dopo lo scorporo, sarà trasferita tutta l’infrastruttura di rete attiva, oltre che alla partnership con i terzi, i servizi di connettività wholesale (anche verso altri operatori) e tutto il personale di rete. Il totale dei dipendenti coinvolti oscillerebbe tra i 2.000 e i 2.200.
Secondo i sindacati c’è confusione
La reazione dei sindacati è stata piuttosto dura, le dichiarazioni dei vari rappresentati hanno riportato attacchi contro questa decisione. La posizione è chiara, contrastare l’ennesimo tentativo di divisione dell’azienda e dei lavoratori, perché queste separazioni generano confusione, danni e disoccupazione nel medio e lungo periodo.
Preso di mira anche il “compratore” coinvolto nell’operazione. EQT infatti non è un’altra azienda dello stesso settore, è un fondo di investimento che conta ben 184 società nel suo portfolio. In Italia è presente in realtà come Facile.it, Idealista e Casa.it e si è visto come i suoi investimenti di media hanno una durata che va dai 5 ai 7 anni al termine dei quali vende ad altri investitori.
La confusione riguarda sicuramente il futuro dell’azienda WindTre che diventerà una realtà di multiservizi (telefonia mobile e fissa, luce e gas, assicurazioni, security e IOT). Senza l’infrastruttura di rete ma con circa 4000 dipendenti, cosa succederà quando si troverà a competere con altre realtà sicuramente più snelle e con costi di gestione molto più bassi?
Ecco le principali questioni contestate dai sindacati, problematiche che hanno portato ad un grande sciopero nazionale il 4 maggio a cui ne seguirà un altro, il prossimo 6 giugno. Sarà un vero e proprio sciopero di settore per spezzare il muro di silenzio che circonda la lenta ristrutturazione del comparto TLC e per esprimere chiaramente che questo tipo di crescita sta spingendo decine di migliaia di lavoratori verso l’instabilità e l’intera nazione verso l’esclusione dalle grandi opportunità offerte dalla transizione digitale.
Leggi anche 3 si ritira dal mercato UK. Exit strategy in arrivo anche in Italia?
Come sempre seguiremo da vicino la questione e non mancheremo di aggiornarvi.