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La Posta Elettronica. Storia della chiocciola e delle email

La posta elettronica, o e-mail, ha sostituito quasi completamente il servizio postale classico. Salvo qualche volantino di agenzie immobiliari e di pizze a domicilio, la nostra cassetta delle lettere è generalmente utilizzata solo dal puntualissimo amministratore di condominio, che non dimentica mai di chiederci i soldi per riparare i cornicioni del balcone per l’ennesima volta.
Ma anche le comunicazioni ufficiali, le bollette, i documenti, sempre più ci arrivano in formato elettronico. Per non parlare delle centinaia e centinaia di newsletter da siti a cui non ricordiamo nemmeno di esserci iscritti!

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Ma quando è nata la posta elettronica? Chi l’ha inventata?

Storia della posta elettronica: la nascita
La nascita della posta elettronica è legata a ARPANET, acronimo di Advanced Research Projects Agency Network, il progetto del Ministero della Difesa degli Stati Uniti per mettere in comunicazione i diversi dipartimenti. È stato proprio il progetto ARPANET a dare origine a Internet, mettendo in rete una serie di computer.

Tra i diversi progetti portati avanti da ARPANET troviamo anche la nostra Posta Elettronica. Il babbo del nuovo sistema di comunicazione ha un nome e un cognome: si tratta del ricercatore ARPANET Ray Tomlinson. L’allora trentenne programmatore dalla faccia simpatica e i capelli rossi, nel 1971 si inventò un sistema per far comunicare tra di loro i lavoratori del progetto.
C’è un precedente però: pochi anni prima alcuni ricercatori del Massachusetts Institute of Technology di Boston ( il MIT), avevano sviluppato un software per far comunicare tramite messaggi gli studenti dell’università, ma siamo ancora lontani dalla praticità della posta elettronica.

Infatti il sistema ideato dai ricercatori del MIT dava solo la possibilità di salvare dei messaggi sullo stesso computer su cui erano stati scritti: il destinatario della posta poteva leggerla accedendo tramite le sue credenziali allo stesso computer. Una sorta di cassetta delle lettere condivisa, insomma, con tante chiavi personalizzate.


Dobbiamo aspettare Ottobre del 1971 per salutare l’invio del primo messaggio di Posta Elettronica. Il buon Ray Tomlinson aveva infatti sviluppato un programma che permetteva di far comunicare i diversi dipendenti di ARPANET, e lo provò inviando una serie di mail di prova a se stesso. La leggenda vuole che il messaggio inviato con la prima e-mail fosse un significativo qwertyuiop. Si tratta, come potete facilmente immaginare, di una serie di lettere a casaccio, o meglio, le prime dieci lettere della tastiera americana. Un messaggio senza senso che ha cambiato la storia delle comunicazioni.


Tomlinson, laureato proprio al MIT, continua a studiare per perfezionare la sua idea, e ben presto diventa artefice di un’altra grande invenzione, sempre nell’ambito della posta elettronica: la chiocciola. Quel simbolino @ che ci permette di inviare le nostre lettere in tutto il mondo nel giro di pochi istanti, era il pezzetto mancante della e-mail. Il simbolo era già in uso nel mondo contabile, ma, come vedremo più avanti, ha una storia molto più antica. Come far capire a chi doveva essere indirizzata la posta?


Grazie alla chiocciolina, col significato di at, viene introdotto il destinatario in maniera efficace. All’inizio della sua storia, l’e-mail necessitava di un indirizzo che riportava il nome dell’autore e il nome del computer a cui doveva essere spedita la posta: mittente@computerdestinatario.
L’invenzione della posta elettronica e della sua chiocciolina ha in breve tempo rivoluzionato le comunicazioni interne di ARPANET, diventando il sistema di comunicazione bidirezionale più importante dall’invenzione del telefono.

L’evoluzione della posta elettronica


In breve tempo i primi passi nell’invenzione della posta elettronica hanno richiesto ulteriori sviluppi, per rendere più agevole e funzionale questo nuovo e rivoluzionario strumento di comunicazione. Un primo passo avanti avviene nel 1975 a opera di Steve Walker, l’allora Net Manager di Arpanet, che crea la prima mailinglist: MsgGroup. Non essendo automatizzata si richiede un moderatore, nella figura di Enar Stefferud, fondatore di Network Management Associates.


Il primo programma di email con interfaccia configurabile, comando di risposta, archiviazione è stato MSG, sviluppato dall’ingegnere Johm Vittal. Il comando “rispondi” fu considerato rivoluzionario!
Tra gli anni ’70 e gli anni ’80 lo studio per implementare le funzionalità della posta elettronica occuperanno uno spazio fondamentale nella storia della programmazione e della comunicazione.


Presto la posta elettronica incuriosisce anche i governi che iniziano a intuire le enormi potenzialità di questo rivoluzionario strumento. Un esempio lo abbiamo nel 1976 quando l’intramontabile regina Elisabetta II di Inghilterra invia una mail diventando la prima monarca a entrare nella storia della posta elettronica. Resta iconica la foto della regina, elegantissima con un cappotto brown con immancabile copricapo in tinta, di fronte a un computer che sembra disegnato con righello e squadra, con tasti bianchi, grigi e arancioni.

Design fantastico, tra parentesi! Fu Peter Kirstein a impostare l’account della regina, chiamandolo HME2Her Majesty, Elizabeth II ( Sua Maestà, Elisabetta II). Kirtstein è stato un pioniere della rete nello Stato della Regina: il primo a portare Arpanet in Gran Bretagna, creando una rete all’università di Londra, e supervisionando nel decennio successivo la presenza britannica su Arpanet con un ruolo importante della promozione della ricerca in questo ambito.


Ma la sviluppo della email col formato moderno è da attribuire a Shiva Ayyadurai: ancora liceale, il ragazzo nato a Mumbai stava seguendo il suo percorso di studi negli Stati Uniti, e inventò un software chiamato EMAIL. Si trattava di uno strumento molto simile alle gestioni mail che conosciamo oggi, con cartelle di memorizzazione, e messaggi suddivisi in posta in arrivo e posta in uscita. Fuori dalle polemiche su chi sia il vero inventore della mail ( Ayyadurai non ha inventato la mail, ma contributo importantissimo nello sviluppo di questo mezzo di comunicazione. Ayyadurai è stato in seguito al centro di numerose polemiche, per le sue posizioni che sono spesso state definite dalla stampa vere e proprie Fake News: non ultima la disinformazione sulla pandemia da Covid19 tra teorie complottiste e vitamina C come rimedio proposto.

Le emoticon

Ma andiamo avanti di qualche anno e arriviamo ai coloratissimi anni Ottanta, che non potevano che presentarsi con l’apparizione delle Emoticon! Proprio loro, le faccine che ormai usiamo addirittura al posto della parola scritta, senza le quali sarebbe impossibile la comunicazione sui social, hanno fatto il loro ingresso anche nella posta elettronica.

La combinazione di segni di interpunzione dà il via a una folta schiera di emozioni espresse attraverso punti e parentesi per indicare sorrisi e faccine tristi, procedendo con fantasia inserendo apostrofi per indicare le lacrime, raddoppiando le parentesi per enfatizzare il proprio stato d’animo e così via.

Oggi le emoticon sono veri e propri disegni, troviamo di tutto, dal broccolo romanesco al canottaggio, ma in realtà le prime emoticon risalgono a molto tempo fa! È difficile individuare chi sia il vero babbo delle emoticon: esistono diverse teorie e testimonianze di “faccine” ante litteram: una di queste mostra una divertente grafica nella rivista americana Puck, che nel 1881 pubblicò un esempio di arte tipografica con quattro facce che trasmettevano altrettante emozioni disegnate con caratteri tipografici. Gioia, malinconia, indifferenza e stupore erano rappresentate con punti e parentesi.


Dopo circa un secolo, Scott Fahlman, docente di informatica della della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, negli Stati Uniti, ha l’idea di inserire un simbolo sorridente nella bacheca on line dove gli studenti si scambiavano i messaggi. Ancora oggi Fahlman viene festeggiato nella sua università ogni 19 Settembre, per celebrare questa sua invenzione. Il docente non ha mai registrato la sua emoticon, inconsapevole che sarebbe diventata incredibilmente diffusa!

Ma c’è anche un’altra versione della storia, secondo cui già nel 1979 già precedentemente in Arpanet si era proposto di usare alcuni simboli per indicare le emozioni, tra cui la boccaccia di Kevin MacKenzie, costituita da una parentesi e un trattino.
Le emoticon si rifanno strettamente allo Smile, il simbolo inventato da Harvey Ball per una compagnia di assicurazioni negli anni ’60.diventato poi simbolo della pace.

Una storia simile, dal momento che anche il creatore dello Smile non ha guadagnato un centesimo dai diritti della sua geniale faccina sorridente, a parte i 45 dollari per il suo lavoro di grafico!
Andando ancora avanti nel tempo ecco apparire le emoji: dei veri e propri pittogrammi che rappresentano non solo emozioni ma anche azioni quotidiane, cibi e quasi qualsiasi cosa possa venirvi in mente!

È il 1998 quando l’ingegnere della compagnia telefonica giapponese NTT Docomo, il signor Shigetaka Kurita, introduce le emojii, creando un set composto da 176 icone ispirate a manga, insegne e caratteri cinesi.
Con l’avvento dei social le emoji diventano quasi indispensabili, e si ampliano per venire incontro alle esigenze di tutte le culture. All’inizio infatti molte immagini sembravano poco comprensibili perché prendevano spunto da una gestualità particolare del mondo nipponico, dal cibo e dalle festività dell’estremo oriente.

Usate sia per fini commerciali, per evidenziare un’offerta, per commentare un post, le emojii prendono sempre più piede soprattutto su Twitter, dove l’esiguo numero di caratteri concessi rende necessario un metodo di comunicazione abbreviato, su Instagram, dove possono essere usate anche negli hashtag, e soprattutto su Whatsapp, dove intere e lunghissime conversazioni sono portate avanti a suon di “disegnini”.

Gli account di posta elettronica

Col diffondersi di internet anche sia a livello aziendale che domestico, abbiamo assistito soprattutto dalla fine degli anni ’90 al proliferare di account di posta elettronica messi a disposizione gratuitamente da diverse compagnie. Oggi il provider più famoso e popolare del mondo è sicuramente Gmail. Nato nel 2004 da Google, il colosso californiano, Gmail inizialmente procedeva solo per inviti: per avere il proprio account era necessario essere invitati nella grande famiglia da chi aveva già un’utenza.

Oggi Gmail permette varie funzionalità essendo collegato con Google e di conseguenza con diversi servizi integrati, come Google Calendar, , Google Documenti, Picasa Web Albums, e sincronizzazioni con rubriche Android. Le mail sono suddivise automaticamente in principale, promozione e social, e possono essere suddivise facilmente in tutte le categoria che si vogliono. Oltre a questo Google offre un’app di messaggistica ( Hangouts) e Google Meet, un’applicazione di videoconferenza che è diventata, come si può facilmente immaginare, super usata in epoca pandemica.


Al secondo posto nella classifica degli account di posta elettronica più usati troviamo Hotmail, ora sostituito da Outlook: il servizio di posta elettronico fondato da Jack Smith e Sabeer Bhatia , è stato successivamente comprato da Microsoft, che l’ha rilanciato come MSN Hotmail, per poi rinominato Windows Live Hotmail. Outlook è integrato a Skype e come abbiamo già detto si colloca al secondo posto tra i domini più usati per la posta elettronica.


Un altro dei servizi di posta elettronica più usati al mondo è quello col nome più simpatico di tutti: Yahoo! Mail. Creato da due stundenti di Stanford nel 1994 per tenere traccia dei loro interessi, si è diffuso come motore di ricerca e come servizio di posta elettronica. Sebbene Hotmail sia nata per prima, nel 1996, eYahoo nel 1997, il “giovane” Gmail classe 2007 è diventato in pochissimo tempo uno dei servizi più utilizzati al mondo. Se invece guardiamo solo all’Italia sicuramente i servizi di posta elettronica più noti sono quelli di Libero e Alice.

La storia della chiocciola

Ma c’è un’altra storia strettamente connessa alla posta elettronica che vogliamo raccontarvi velocemente, di cui vi abbiamo accennato prima: quella della chiocciola. Il logogramma che ricorda il guscio di una lumachina, col significato di at, ovvero del destinatario, ha in realtà fatto la sua comparsa secoli prima, e attraversato la storia sotto molteplici forme e significati. La sua prima apparizione è del 1345, sul manoscritto Cronaca di Manasse , come iniziale della parola Amen. Incredibile a vedersi, è del tutto identica al simbolino che usiamo per e-mail e tag.


Nel corso dei secoli la chiocciola è stata usata soprattutto nel linguaggio contabile come annotazione per le misure di peso: all’arroba spagnola e portoghese all’anfora toscana del 1503, passando per i mercanti veneziani. Ha invece il significato di versus nei Tribunali Criinali Pontifici nel secoli diciassettesimo e diciottesimo per arrivare infine all’inizio del 1900, dove la chiocciola appare sulle macchine da scrivere Lambert per indicare l’espressione at a price of: al prezzo di… fino ad arrivare nella mani del nostro Ray Tomlinson, di cui abbiamo già parlato!

Simbolo universale, significato diverso: diamo un breve sguardo a come è chiamata la @ in giro per il mondo!
Per noi italiani è una chiocciola, per i danesi è una proboscide arrotolata, per i greci una paperella, mentre per gli svedesi è un dolce rotolino alla cannella! Non è finita! Se per i giapponesi è un vortice, per i cinesi è un laccio di scarpe arrotolato, ma il premio della definizione più romantica lo aggiudichiamo al Kazakistan, che chiama la @айқұлақ – Orecchio della luna.

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Irene T: Francesca Irene Thiery. (Franny) è un’illustratrice Romana. Dopo il diploma allo IED è stata selezionata a numerosi concorsi internazionali e ha pubblicato diversi libri. Da più di 20 anni realizza i suoi disegni sia per l’editoria tradizionale che per il digital. Dal 2020 scrive un suo blog di corsi di disegno (frannythiery.com) . Produce contenuti creativi, ironici e coinvolgenti per la UpGo.it srl.