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Le persone passano sempre meno tempo sulle piattaforme streaming

Il 2023 sembra essere l’anno in cui gli italiani stanno cambiando le loro abitudini di consumo di contenuti digitali. Secondo i dati più recenti rilasciati dall’AGCOM, c’è stata una diminuzione significativa del tempo speso sulle piattaforme di streaming. Ma cosa sta realmente accadendo? In questo articolo vogliamo fare una panoramica di questa tendenza emergente. Se vi piacciono i nostri contenuti seguiteci sul nostro canale Telegram o su Google News.

Il contesto generale

Prima di immergerci nei dati, è fondamentale capire da dove provengono. L’AGCOM, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, è l’organo che regola i media e le telecomunicazioni in Italia. I suoi report sono una fonte affidabile per comprendere le dinamiche del mercato.

Lo streaming video è diventato una parte integrante della vita quotidiana degli italiani. Da Netflix a Disney+, passando per Now, Prime Video (con innumerevoli canali aggiuntivi), Infinity+, Discovery+, DAZN per lo sport e Paramount+, le opzioni sono innumerevoli. Tuttavia, sembra che il mercato sia entrato in una fase di maturità, con segnali di saturazione che iniziano a emergere.

Parlano i dati

Ovviamente nell’analizzare i dati non si può non tenere conto del fattore “pandemia”, quando il lockdown ha costretto milioni di persone in casa. Comunque ecco una panoramica di quanto emerso dallo studio dell’AGCOM.

Il primo segnale d’allarme è la diminuzione degli utenti unici. Le piattaforme a pagamento hanno perso circa 870.000 utenti, mentre quelle gratuite hanno visto un calo di 648.000. Questi numeri non possono essere ignorati e indicano un cambiamento nel comportamento dei consumatori.

Non solo ci sono meno utenti, ma anche il tempo totale di visione è diminuito. Le piattaforme a pagamento hanno registrato 37 milioni di ore di visione, mentre quelle gratuite si fermano a 30 milioni. Questo rappresenta un calo del 12,8% rispetto all’anno precedente per le piattaforme a pagamento.

Considerando le singole piattaforme, Netflix rimane il leader, ma ha perso il 3,6% degli utenti. Amazon Prime Video e DAZN hanno registrato cali ancora più drastici, del 10% e del 10,2% rispettivamente. Al contrario, Disney+ e Sky-Now hanno visto un aumento degli utenti, rispettivamente del 5,8% e del 15,3%.

Cosa sta succedendo?

Una delle teorie più plausibili è che gli utenti stiano diventando più selettivi. Con l’aumento dei costi degli abbonamenti e la stretta sulle condivisioni di account, è logico che le persone inizino a razionalizzare le loro spese.

Un altro fattore potrebbe essere la saturazione del mercato. Con così tante opzioni disponibili, gli utenti potrebbero sentirsi sopraffatti e decidere di dedicare il loro tempo ad altre attività.

Non si possono infine escludere altri fattori, come la fine delle restrizioni legate alla pandemia già citata, che ha permesso un maggiore tempo all’aperto e, di conseguenza, una riduzione del tempo davanti allo schermo.

Nuove strategie: pubblicità e piani Premium cambiano il gioco

Mentre le piattaforme di streaming cercano di adattarsi a questo nuovo panorama di utenza in calo, alcune di esse stanno adottando strategie innovative per mantenere e possibilmente aumentare il loro bacino di utenti. Disney+, ad esempio, sta per introdurre un modello di pubblicità nel suo piano base, seguendo un percorso già intrapreso negli Stati Uniti. Gli utenti che optano per il piano base continueranno a pagare la stessa tariffa, ma dovranno fare i conti con la presenza di annunci pubblicitari durante la visione. Per una visione senza interruzioni, gli utenti dovranno passare al piano premium, che sarà naturalmente più costoso.

Anche la piattaforma di streaming Now sta seguendo una strategia simile con il lancio del suo nuovo servizio “Premium”. Per i nuovi utenti, il piano base includerà annunci pubblicitari. Tuttavia, con un sovrapprezzo mensile, gli utenti potranno accedere al piano Premium, che elimina la pubblicità. Per gli utenti già abbonati, il servizio Premium sarà incluso senza costi aggiuntivi, a condizione che mantengano almeno un Pass attivo. Qui trovate il nostro articolo di approfondimento.

Prime Video, nel frattempo, sta esplorando nuovi orizzonti negli Stati Uniti con l’investimento in canali FAST (Free Ad-Supported Streaming Television) in stile PLUTO TV. Questi canali, gratuiti per gli utenti, sono supportati da annunci pubblicitari, offrendo un altro modello di business che potrebbe essere adottato anche in altri mercati nel prossimo futuro. Ne abbiamo parlato qui.

Questi cambiamenti rappresentano un tentativo di rispondere alle nuove dinamiche del mercato dello streaming, che vede un calo generale sia nel numero di utenti che nel tempo trascorso sulle piattaforme. L’introduzione di piani con pubblicità e opzioni premium potrebbe essere una mossa astuta per mantenere gli utenti attuali e attirarne di nuovi, offrendo più flessibilità e opzioni di prezzo. Tuttavia, resta da vedere se queste strategie saranno sufficienti per invertire la tendenza attuale e riportare le piattaforme di streaming ai loro giorni di gloria.

Conclusione

I dati dell’AGCOM ci danno un quadro chiaro: il comportamento degli utenti sta cambiando. Mentre le ragioni possono essere molteplici, è innegabile che le piattaforme di streaming dovranno adattarsi per rimanere competitive.

E voi, avete cambiato le vostre abitudini di streaming? Condividete le vostre opinioni nei commenti e partecipate alla discussione su questo fenomeno.

Simone Pifferi: Simone Pifferi. Copywriter freelance, può scrivere su tutto ma le sue passioni riguardano la comunicazione, il web marketing, il settore telco e l'editoria. Dopo la formazione umanistica si appassiona alla SEO, al web design e allo sviluppo di siti web. Attualmente collabora come copywriter con diverse web agency e blog di settore. Simone Pifferi su Linkedin