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Google ascolta quello che diciamo al telefono?

Avete parlato tutto il giorno di automobili con un vostro amico e la sera vi trovate il feed di Google News pieno di annunci pubblicitari del nuovo modello di auto con un’imperdibile offerta, oppure di come sia facile chiedere un finanziamento per appunto l’acquisto di un’auto? Vi è successo più di qualche volta in situazioni diverse e cominciate quindi a credere che Google ci ascolti, che registri le vostre per poi farle ascoltare a qualcuno per capire i vostri interessi e quindi proporvi di conseguenza le relative pubblicità.

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Prima di inutili allarmismi e di gridare al complotto e alla cospirazione vi possiamo subito dire che sì, in teoria Google avrebbe la tecnologia per fare tutto questo, e anche che l’azienda ha più volte dichiarato che ad esempio quando si utilizza l’assistente di Google, l’audio può essere ascoltato dai propri dipendenti per il miglioramento del riconoscimento vocale e della comprensione di comandi. Per i più scettici lasciamo un link alla pagina ufficiale di Google Developers su come funziona Google Assistant.
A questo punto la domanda da farsi è un’altra: con tutti i problemi che ha avuto (e sta tuttora avendo) Google per le questioni di privacy, pensate che rischierebbe una mega causa se iniziasse ad ascoltare di nascosto le conversazioni? Sarebbe una cosa super illegale e di sicuro un’azienda non correrebbe un così alto rischio.

Ma allora come si spiegano queste “coincidenze”, come è possibile che arrivino in vari momenti della giornata pubblicità e annunci così precisi e in linea con quello che si è detto o addirittura pensato?

Possiamo subito precisare che Google non ha alcun bisogno di ascoltare le conversazioni di un utente per capire i suoi interessi e intercettare i suoi bisogni. 

Attraverso GMAIL Google comunque filtra e riceve le email di tutti noi, è consapevole a quale newsletter una persona è iscritta, quale apre con più frequenza e così via. Google traccia i siti che vengono visitati, attraverso YouTube conosce quali video cerchiamo, vediamo più spesso, mettiamo nelle nostre liste. Con Google Maps conosce i posti in cui andiamo, la tipologia di ristorante in cui prenotiamo più spesso, se siamo persone sportive o sedentarie… la lista è infinita.

Già da questi brevi esempi si può intuire come perché Google debba rischiare un’accusa per violazione della privacy ascoltando le conversazioni quando sa già tanto di noi.

Un altro aspetto sicuramente interessante da prendere in considerazione, e che può sicuramente essere applicato a ciò di cui stiamo parlando,  è quello che viene chiamato Illusione di frequenza (noto anche come fenomeno Baader-Meinhof). Semplificando è quando si ha l’illusione che tutto il mondo ci ascolti, ovvero una sorta di pregiudizio mentale secondo cui, dopo aver notato qualcosa per la prima volta, si tende a notarla più spesso, arrivando a credere che ciò abbia un’elevata frequenza.

Senza comunque scomodare questa teoria di psicologia cognitiva (che comunque influisce non poco sulla vita di tutti i giorni) a volte può semplicemente capitare di aver condiviso desideri, informazioni, dubbi o altro con qualcuno di vicino a voi che magari condivide con voi la vostra stessa rete WiFi. In questi casi è molto probabile che questa persona abbia cercato informazioni su quanto vi siete detti senza che voi ne siate al corrente e, in un secondo momento, proprio perché vi trovate sulla stessa rete (o addirittura usate lo stesso pc o tablet) vi arrivino banner, pubblicità e annunci senza che voi abbiate direttamente fatto alcuna ricerca.

Chiudiamo ribadendo il concetto espresso ad inizio articolo: Google avrebbe gli strumenti per ascoltare le conversazioni di tutti noi, ma per prima cosa non gli converrebbe farlo e per seconda non ne ha bisogno. Google è divenuto ormai una realtà estremamente presente nella vita quotidiana di miliardi di persone, viene utilizzato praticamente per cercare ogni cosa, tanto che, grazie alla sua tecnologia e alla sua potenza di immagazzinamento di dati, oggi riesce non solo a fornire risposte ma anche dare suggerimenti.

Simone Pifferi: Simone Pifferi. Copywriter freelance, può scrivere su tutto ma le sue passioni riguardano la comunicazione, il web marketing, il settore telco e l'editoria. Dopo la formazione umanistica si appassiona alla SEO, al web design e allo sviluppo di siti web. Attualmente collabora come copywriter con diverse web agency e blog di settore. Simone Pifferi su Linkedin