Ma Google come funziona? È vero che Google ascolta quello che diciamo? C’è spazio per un nuovo motore di ricerca? Ci siamo fatti un sacco di domande, in questa chiacchierata tra Giorgio Taverniti e Fabrizio Giancaterini. Ecco quindi una nuova puntata del nostro format UpGo Next, la serie YouTube di UpGo nella quale spieghiamo in maniera semplice, cose che sembrano difficili.
Come funziona Google? Forse una domanda che molto probabilmente la maggior parte delle persone neanche si pone, visto che oramai Google, e il suo uso, è entrato a far parte in modo talmente profondo nella vita di tutti giorni che ci sembra normale il suo utilizzo e quindi non siamo neanche curiosi di sapere appunto cos’è e come funziona.
Dopo aver scambiato quattro chiacchiere con Giorgio Taverniti (uno dei massimi esperti di SEO e digital marketing nel panorama italiano) nel nostro format UpGo Next proprio sull’attuale funzionamento di Google il suo futuro, e il modo in cui oggi esso sia radicato nelle abitudini di praticamente chiunque abbia un device per navigare sul web, cerchiamo in questo post di fornirvi una riassuntiva e semplice panoramica sul famoso (possiamo sicuramente dire che al momento non ha rivali) motore di ricerca (anche se come vedremo tra poco, Google oggi è molto di più!).
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Cos’è Google?
Prima di cercare di definire Google occorre avere chiaro in mente il concetto di motore di ricerca. Un motore di ricerca nella sua definizione più semplice è quello strumento che se interrogato, dopo aver analizzato un insieme di dati restituisce una lista di risposte solitamente ordinate dalla più alla meno pertinente rispetto alla domanda iniziale.
Ecco Google nacque con questo scopo nell’ormai lontano 1998.
Ora senza lanciarsi in complicate definizioni e inutili tecnicismi, possiamo sintetizzare il processo di “come funziona Google” in tre fasi:
Scansione: grazie ad un complesso algoritmo Google passa in rassegna senza interruzioni tutto lo sconfinato mondo di Internet per trovare sempre nuove pagine WEB. Quando le trova si passa alla fase successiva.
- Indicizzazione: quando una nuova pagina Web viene individuata dalla scansione viene aggiunta all’indice del motore di ricerca con lo scopo di recuperarla e mostrarla ad un utente che effettua una ricerca.
- Restituzione dei risultati: dopo che una pagina è stata scansionata e indicizzata, la pagina Web verrà inserita nei risultati di ricerca con una classificazione (ranking).
Ovviamente questa è la procedura semplificata al massimo. Per far sì che i risultati proposti da Google siano il più possibile “utili” all’utente che ha effettuato la ricerca vengono presi in considerazioni un’infinità di fattori che non possiamo citare in questa occasione, ma il motivo per cui Google è divenuto negli anni l’unico motore ricerca utilizzato in tutto il globo, è proprio perché, grazie al costante lavoro dei tecnici sul suo algoritmo, è stato in grado (e lo farà sempre meglio) di fornire agli utenti esattamente ciò che stavano cercando.
L’ecosistema Google: dalle risposte ai suggerimenti
Come accennato ad inizio articolo ormai Google non può essere definito solamente come un motore di ricerca. Certo svolge ancora la funzione iniziale per cui è stato creato, e lo fa in modo eccelso, ma da qualche anno a questa parte il crescente utilizzo di dispositivi collegati ad internet nel quotidiano ha portato gli sviluppatori di Mountain View (la sede della Google LLC) a generare un vero e proprio ecosistema attorno a Google.
Applicazioni come Maps, Google News, Google Discover, Google Shopping o Google Immagini vengono consultate praticamente ogni giorno da milioni di utenti in tutto il mondo, per non parlare dei progetti che Google ha acquisito nel tempo come il browser Chrome, Youtube o il sistema operativo per smartphone Android.
Possiamo dire che Google è onnipresente nella vita di molti di noi (e questo può generare anche un po’ di timore) ma effettivamente le cose stanno così.
Google si è talmente evoluto nel tempo che ormai ha scavalcato il compito di “semplice” motore di ricerca, arrivando a proporre dei contenuti senza che l’utente effettui una ricerca.
L’esempio più pratico di tutti può essere quando vi trovate in una nuova città: con la geolocalizzazione del vostro smartphone attivata magari avete cercato una via utilizzando Maps, ed ecco che qualche minuto dopo arriva la notifica di Google Discover (di solito negli smartphone Android è l’app contrassegnata dalla G) con vari contenuti sulle cose da fare in quella città, cosa vedere, i ristoranti dove si mangia meglio e così via.
Nel suo ultimo libro Giorgio associa a Google un aggettivo quanto mai calzante, lo chiama infatti “liquido”, questo perché Google dal momento della sua nascita ad oggi è stato capace di mutare, di assumere forme diverse senza perdere la sua natura, proprio come un liquido.
Siamo arrivati ad un punto in cui Google non solo risponde alle nostre ricerche ma propone, suggerisce, indica contenuti in linea con i nostri interessi, le nostre abitudini, le nostre passioni. Riesce a farlo grazie alla potenza dei suoi mezzi, in grado di immagazzinare enormi quantità di dati, riuscendo a profilare in maniera abbastanza accurata ognuno di noi (da qui il delicato tema della privacy).
Ma Google ascolta le nostre conversazioni?
Quante volte vi è capitato di pensare a qualcosa, un prodotto piuttosto che un servizio e, una volta davanti al vostro PC o al vostro smartphone vi è arrivato ad esempio un suggerimento da parte di Google Shopping inerente a quella cosa, oppure semplicemente una lista di articoli di vari blog che trattavano tematiche affini (se non a volte direttamente annunci pubblicitari). Diciamo che esistono varie teorie e congetture riguardo il fatto che proprio Google riesca ad ascoltare le nostre conversazioni per appunto presentarci determinati contenuti al momento giusto.
Come ci ha confessato Giorgio nel video, lui che comunque è ha contatto con il mondo di Google da molti anni, effettivamente Google avrebbe la tecnologia per poterlo fare ma al momento nessuno è riuscito a verificare questa teoria, e con molta probabilità se iniziassero con queste pratiche si verrebbero a creare non pochi problemi proprio per questione di privacy e dati sensibili.
Ma allora che succede quando si verificano delle situazioni come quelle descritte ad inizio paragrafo. Diciamo che esistono diverse spiegazioni. Una può essere ad esempio quella di aver condiviso un’informazione con un altro componente del proprio nucleo familiare che, andando ad effettuare una ricerca su Google in un secondo momento tramite il wifi di casa, associa al vostro IP una particolare tematica.
In poche parole parlate a vostra moglie della nuova macchina che magari avete pensato di comprare, quando non siete in casa lei effettua la ricerca su Google per magari conoscerne il prezzo, ed ecco che la sera prima di andare a letto, mentre state scorrendo il feed delle notizie di Google vi compaiono risorse inerenti a quel modello di macchina piuttosto che all’intero settore delle automobili e affini.
Ovviamente anche le nostre abitudini sul web contribuiscono al verificarsi di questi fenomeni. I siti che abbiamo visitato in passato, i prodotti che abbiamo comprato, i video che vediamo su YouTube, questi sono tutti dati che Google immagazzina per poi elaborarli. Cercando di semplificare al massimo una volta che Google entra in possesso di questi dati effettua delle vere e proprie profilazioni inserendoci in degli “audience” che vengono costantemente monitorati. Con sistemi di calcolo delle probabilità e algoritmi vari la possibilità che in un prossimo futuro un qualsiasi componente di questi macro-gruppi sia interessato a un preciso prodotto è piuttosto alta.
Niente cospirazioni né spionaggio quindi, semplice acquisizione di dati a cui noi stessi diamo il consenso e una potenza di calcolo e una tecnologia impressionanti.
Chiudiamo questo intervento ringraziando Giorgio Taverniti per la super interessante chiacchierata e consigliando a tutti quelli che ci seguono di approfondire il mondo Google, proprio per il suo essere protagonista nelle nostre giornate, dovremmo tutti cercare di conoscerlo meglio e, anche senza entrare troppo nel dettaglio, capire i suoi meccanismi.