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    Categories: MVNO

Bip Mobile, la storia. Dalla rivoluzione al flop

Quella di Bip Mobile è una storia davvero breve eppure la più catastrofica nella telefonia italiana. Queste le due date da ricordare: 20 settembre 2012: nasce l’azienda Bip Mobile, l’operatore virtuale di telefonia mobile appoggiato alle reti 3. 30 dicembre 2013: inizia il fallimento di Bip Mobile, e tutti i 220.000 clienti restano all’ improvviso senza linea. Impossibile telefonare ma anche impossible ricevere. E all’inizio sembra proprio che le numerazioni degli utenti andranno perse. Ma cosa è successo realmente a Bip Mobile? Ripercorriamo oggi qui su UpGo la storia breve e rovinosa di questo operatore.

Prima di entrare nel vivo del post di oggi, vi ricordiamo che potete seguirci anche sul nostro Canale Telegram. Ma adesso mettetevi comodi e andiamo avanti con l’avvincente storia di Bip…

La nascita di Bip Mobile

Bip Mobile è stato un piccolo MVNO ma fortemente aggressivo sul mercato. Precursore dei tempi di Iliad visto che Bip, proprio ispirandosi all’esperienza di Free di Xavier Niel in Francia, cerca di affermarsi come il primo gestore telefonico low cost italiano (in un periodo nel quale era ancora lontanissimo l’arrivo in Italia di Iliad). Bip entra nel mercato come operatore virtuale, quella condizione nella quale ricadono le società che non possiedono le infrastrutture necessarie per erogare un proprio servizio mobile.

Ma cosa è andato storto a Bip? Se è vero che l’avventura di Bip Mobile era partita come progetto rivoluzionario (capitale sociale 100.000 euro e un budget di 10 milioni per gli investimenti pubblicitari), il tutto è finito in un clamoroso e goffo flop.

Il fondatore e amministratore delegato di Bip Mobile è stato il manager Fabrizio Bona, che dopo il lavoro alla SIP (antenata di Tim), dal 1994 passa alla nuova (allora) Omnitel, che grazie a lui viene traghettata al nuovo brand Vodafone, grande gestore telefonico che si è imposto nei confronti dell’allora onnipotente Telecom Italia e della sua divisione mobile TIM.

Una curiosità su Bona, il papà di Bip Mobile? Lui è anche l’ideatore delle storiche pubblicità Omnitel con la modella australiana Megan Gale, entrate nella storia dell’advertising.

Dopo questo successo, Bona passa al nuovissimo gestore Wind, ideando l’immagine del gestore arancione come operatore semplice ed economico. Ma Bona inciampa nello scandalo GSM Box, e nonostante non sia stato mai formalmente accusato, il manager lascia il comando dell’azienda, tornando a Tim nel 2009, con Franco Bernabè.

Il momento non dei migliori, con ricavi scesi del 10% e altre scelte promozionali sbagliate: una su tutte, la campagna pubblicitaria con la modella Belen Rodriguez, all’epoca fidanzata col paparazzo Fabrizio Corona, che non rappresenta i valori aziendali. Bona viene mandato via, dopo solo un anno di lavoro.

La tattica low cost di Bip Mobile

A questo punto Bona si butta (quasi) in proprio e decide di lanciare Bip Mobile (grazie però alla presenza di soci finanziatori), puntando su 3 elementi ( almeno in teoria):

  • Tariffe low cost (copiando un po’ la francese Free Mobile visto che Iliad in Italia non era ancora sbarcata).
  • Tariffe internazionali (anche qui, copiando un po’ la strategia di Iliad)
  • Brand simpatico ed accattivante, soprattutto per i giovani, con campagne pubblicitarie attraenti e costanti su tutti i principali media (ma con presidio preferenziale sull’online).

Bip Mobile è il primo operatore low cost in Italia e punta a destabilizzare il mercato: l’obiettivo aziendale è di un milione di utenze nel primo anno di attività, che successivamente sarebbero dovute arrivare, sempre secondo l’ottimismo di Bona, a 5 milioni in 4 anni.

Già qui, qualche dubbio sulla concretezza del progetto sovviene: basti pensare che oggi PosteMobile, leader nel settore MVNO in Italia, in 4 anni ha raggiunto 2 milioni di abbonamenti, contando anche sul vastissimo portafoglio di clienti di Poste Italiane.

Ma andiamo con ordine…

I punti di forza della giovane e sfrontata Bip Mobile erano la semplicità del piano tariffario: si chiamava 3×3 e prevedeva di spendere 3 cent/minuto verso tutti (scatti di 30 secondi) più scatto alla risposta di 16 cent ed SMS e MMS rispettivamente a 12 cent e 1 euro. Non mancava la navigazione UMTS, con l’abbonamento che offriva 300 MB di traffico per 2 euro/settimana (1 euro/giorno/50 MB nel caso finissero).

Un altro appunto riguarda il target di riferimento, che nel caso di Bip Mobile è un pubblico giovane, come testimoniato dai simpatici (e un po’ anacronistici) spot di Beep Beep, costato un accordo milionario con la Warner.

Ma già nel 2012, l’errore fu subito chiaro: perseguire una costosa campagna pubblicitaria solo tramite inserzioni sui canali televisivi di Mediaset, ma niente web, niente social media, niente YouTube. Insomma Bip Mobile, almeno nella fase iniziale rimase troppo a lungo fuori dai giochi degli ecosistemi digitali, dove già in quegli anni si muovevano i giovani.

Inoltre, sempre il target più giovane non poteva proprio apprezzare il costo elevato degli SMS e soprattutto lo scatto alla risposta, nemico delle telefonate brevi tra ragazzi. A risollevare le sorti dell’operatore non è servito neanche il piano Bip International, cioè l’offerta gratuita per chiamare i numeri fissi in Albania, Marocco e Romania, oltre a fissi e cellulari in Cina e India, e nessuna presa sul mercato etnico in forte espansione.

Il DS 100 di Bip Mobile

Menzione a parte in questa assurda vicenda merita il DS 100, il telefonino, unico, brandizzato Bip Mobile uscito poco dopo l’avvio delle operazioni commerciali del piccolo gestore. Si trattava di un device di fabbricazione cinese che poteva collegarsi alla rete UMTS (per forza di cose visto che allora, la 3, rete di appoggio di Bip Mobile, utilizzava solamente l’UMTS).

Il telefonino però non aveva funzioni smart. Serviva esclusivamente per telefonare ed inviare sms. Funzioni quindi che lo allontanavano molto dai giovani, come detto naturale target di riferimento di Bip Mobile. Venduto alla cifra super bassa di soli 30 euro, non riuscì tuttavia a registrare vendite interessanti anche a causa delle tante review negative sulle prestazioni della batteria.

Nella maggior parte dei casi, DS 100 pur non avendo browser e sistemi di messaggistica istantanea, arrivava con fatica a fine giornata. Insomma, un chinaphone prima maniera che davvero fu in qualche modo sintesi dei troppi errori commessi dal management di Bip.

Capodanno 2013: il crollo di Bip Mobile

Nonostante l’investimento pubblicitario, emergono subito alcuni dettagli che non facevano presagire nulla di buono, tra cui problemi di banda, attivazione delle sim card molto lenta e lo scarso successo del dispositivo DS 100, come detto giudicato dagli utenti di poco valore e con grossi difetti della batteria.

Il crollo è dietro l’angolo, e avviene il 25 dicembre 2013, il giorno in cui improvvisamente i 220.000 clienti Bip Mobile restano senza linea: il servizio clienti è muto, e sul sito di Bip compare solo un avviso sul tentativo da parte dell’azienda di un rapido ripristino dei servizi, che però non avverrà mai.

Dopo alcune ore si capisce che dietro il KO di Bip non c’ è il solito down  ma che si tratta di una situazione ben più grave. Qui iniziano a parlare Telogic (in qualità di enabler) e H3G, ovvero 3 (come fornitore di rete) sull’insolvenza grave di Bip Mobile (8 milioni di euro) che ha portato al distacco delle linee a parte dei fornitori; a questo punto intervengono i media italiani, Fabrizio Bona lascia la dirigenza (passando al management di Alitalia) e compare un lungo comunicato ufficiale sul sito Bip.

Il cerino (come spesso accade) resta in mano agli utenti finali, e quindi interviene Agcom organizzando un incontro con i rappresentanti delle tre aziende, il 7 gennaio 2014: il garante vuole assicurare la portabilità (con indennizzi di circa 2,5 euro/giorno per i ritardi) e il credito residuo ai clienti.

La morale di questa avvincente e brutta storia? Gli errori di Bip sono con tutta probabilità irripetibil hanno rischiato, per un lungo periodo, di minare la credibilità dell’intero comparto MVNO, già di suo abbastanza fragile. Ma è certo, cosa poi dimostrata da Iliad, che fare low cost non significa improvvisarsi. Anzi, serve strategia di lungo periodo e sopratutto disponibilità finanziaria.

Ma voi avete ricordi di Bip Mobile? Eravate tra i clienti dello sfortunato operatore? Cosa ne pensate della storia bislacca di Bip? Se volete, condividete la vostra esperienza nello spazio qui sotto e interagite con la nostra redazione. Per oggi da UpGo.news è tutto.

Fabrizio Giancaterini: Fabrizio Giancaterini. Fondatore del blog UPGO.NEWS e attuale amministratore. Seo e content marketer si occupa di individuare ciò che può interessare i follower del canale. Si occupa quotidianamente dei rapporti con i partner, cercando di creare costantemente un filo diretto ed informale con le compagnie. Nel 2020 fonda anche UPGO.IT SRL, impresa digitale specializzata nella creazione di contenuti di valore per il web. Fabrizio Giancaterini su Facebook