Anch’io sto disattivando! L’ha detto Channel 4

Avete letto anche voi questi giorni su tantissimi profili Facebook la bufala che inizia con “Anch’io sto disattivando”?. Ne esistono in realtà varie versioni ma se ne avete incontrata almeno una, guardate il video di oggi su UpGo.

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Ragazzi, abbiamo un problema enorme. Non so se vi state rendendo conto ma se date un’occhiata al vostro feed di Facebook, avete un botto di contatti, amici e parenti stretti che stanno postando, con la solita modalità del copia e incolla, il messaggio bufala di Facebook. Una cosa in realtà abbastanza vecchiotta che però è tornata in auge, stimolata dalla landing page che Meta ha piazzato in questi giorni a tutti gli utenti europei del social network.

Che cosa è successo nel mondo di Meta? Forse lo sappiamo tutti, quindi lo riepilogo molto velocemente: sostanzialmente Meta ha lanciato dei piani a pagamento, messi lì appunto per non essere accettati. Costringendo di fatto gli utenti ad approvare nuove regole sulla privacy, nuovi termini e condizioni per la profilazione e quindi la somministrazione di annunci pubblicitari altamente targettizzati. È stato, un po’ diciamocelo chiaramente, un modo per arginare i nuovi vincoli che l’Unione Europea sta mettendo alle Big Tech riguardo la gestione dei dati personali e la profilazione pubblicitaria.

In sostanza, Meta ha detto: “Io un alternativa ve l’ho data. Se non accettate il piano a pagamento, vi riteniamo responsabili e consapevoli del fatto che utilizziamo i vostri dati per la pubblicità”. È ovvio che soprattutto a quel prezzo, a naso, nessuno farà il piano di abbonamento e quindi tutto di fatto resta come prima, con Meta che sa tutto di noi e, grazie a questo, ci consente di utilizzare gratuitamente le piattaforme.

Ed ecco perché è tornata in auge questa bufala che inizia con “Anch’io sto disattivando…”, cioè una catena di Sant’Antonio, un messaggio bufala che si propaga da profilo a profilo e che, in qualche modo, è di per sé una notizia, rispetto alla quale faccio giusto un paio di riflessioni. La prima è di tipo personale: all’inizio, leggendo i primi messaggi incollati sulle bacheche delle persone, mi è venuta spontanea, in qualche caso, la cazziata.

Insomma sui social ci stiamo prendendo a botte in questi giorni. Mi è venuto naturale arrabbiarmi rispetto a un inciampo che, dal mio punto di vista, e lo specifico, dal mio personale punto di vista, è inaccettabile.

Evidentemente, nella mia realtà, questa notizia di Facebook e Instagram a pagamento e dell’arrivo di questa doppia scelta per tutti gli utenti europei di Meta è stata ampiamente trattata e dibattuta tra social network e siti di news. Ma evidentemente c’è una parte della popolazione, un gran parte, fuori da tutto. Il fenomeno che dal punto di vista sociologico si definisce della “bolla di filtraggio”, per cui viviamo in mondi tra loro isolati, in cui anche gli strumenti digitali filtrano per noi le notizie. E quindi siamo sempre convinti che tutti sappiano tutto, quando in realtà viviamo in bolle tra loro isole e distanti.

È ovvio che chi ritiene credibile questa bufala del copia e incolla è distante dalle mie fonti di informazione ed è probabilmente lontano da molte novità come, appunto, quella dell’intelligenza artificiale o delle evoluzioni delle piattaforme sociali. Un ampio pezzo di popolazione sta rimanendo evidentemente indietro rispetto ad un bel pezzo di contemporaneità.

L’altro aspetto che mi colpisce è proprio la scarsa credibilità del messaggio che viene incollato. Cioè il messaggio è in tutto e per tutto poco credibile, sgrammaticato e privo di fonti. Ecco, forse le fonti sono l’aspetto che mi incuriosisce di più, perché, ripeto, al di là della semplice reazione del blastare chi ci casca, fa riflettere il fatto che ancora per moltissimi italiani la vita digitale è ancora una realtà completamente disorientante, dove l’appiglio forse più sicuro è comunque il media televisivo. Non a caso il messaggio si apre con “l’ha detto Channel Four”; cioè un canale qualsiasi della televisione britannica del quale, peraltro, non viene linkato nessun servizio televisivo presente online, nessuna pagina web, ma semplicemente è il vecchio adagio “l’ha detto la televisione”. È questo il richiamo principale messo in alto proprio per colpire tutte quelle persone per le quali una pagina web vale assolutamente un’altra, incapaci di discernere cosa è affidabile e ufficiale e cosa non lo è. Tanto “l’ha detto la televisione”.

Ultima riflessione, e poi davvero chiudo, è che le big tech in questo ci stanno marcando. Lo scopo del mio video di oggi non è umiliare o mortificare chi è caduto nel tranello, ma aiutarlo a capire e riflettere che in questo spazio enorme di inconsapevolezza le big tech hanno gioco facile. Ed è probabilmente non un caso che questa confusione sia arrivata da Meta all’interno degli ecosistemi di Meta, ovvero Facebook e Instagram. Meta avrebbe avuto mille modi per chiarire cosa stava cambiando e cosa sarebbe successo, ma invece ha preferito mettere una landing page prima dell’accesso al social network, quando tutte le persone hanno fretta di entrare nel loro feed, così da fargli fare in fretta e furia una scelta che comunque ha la sua importanza.

Insomma, non è tutta colpa di chi rimane fuori da questo pezzo di contemporaneità. È anche colpa delle grandi compagnie e un po’, anche colpa nostra, anche colpa mia, che cadiamo sempre nella solita “first reaction shock”, ovvero nello stupore di leggere una cretinata sul feed di qualcuno. Emozione che poi fa nascere la solita presa in giro, un po’ bulletta verso chi non ci ha capito una fava.